Educare le persone al cambiamento rappresenta la sfida odierna delle organizzazioni.

Il mercato è sempre stato un parametro in continua evoluzione, ma lo scatenarsi dei disequilibri internazionali e l’impossibilità dei sistemi sociali, politici ed economici di arginarli, sta evidenziando l’opportunità di creare modelli sempre più condizionanti favorevolmente gli elementi interni ed esterni di ogni impresa.

Il cambiamento è sempre più veloce, impulsivo ed incerto:

  • Veloce, perché sono molteplici i fattori acceleranti le decisioni delle persone, in un mondo in cui l’elemento demografico è in tendenza variabile verso l’alto. L’aumento degli scambi incrementa le velocità, sia delle scelte che delle non scelte;
  • Impulsivo, perché, di fronte alla crescita delle scelte, le opportunità aumentano e la tentazione della speculazione, del confronto incompleto “business to business”, è sempre in agguato. Più si ha un incremento delle possibilità e minore è il calcolo delle probabilità;
  • Incerto, perché la velocità accelerativa del cambiamento de-sincronizza i dati stabili, non lasciando il tempo di capire “cosa fare” per riordinare il sistema impresa. Solo una competenza strategica concede di “essere sicurezza nell’insicurezza”.

Quindi, se un incremento degli scambi accelera la “vibrazione” del mercato, è indiscutibile che un sistema economico che, in poco più di 15 anni, passa da circa 1,9 miliardi a quasi 4,8 miliardi di operatori, diviene un’opportunità unica e mai vista prima di produttività e di prosperità.

Di fronte ad un’opportunità tanto significativa di ricchezza condivisa e condivisibile, il “fare impresa” di un mercato in condizione di controllo non ha più significato. Non basta più un forte e carismatico leader a capo di organizzazioni efficienti ed efficaci, capaci di costruire il prezzo, il prodotto ed il servizio migliore per il mercato.

Oggi, finalmente, la invisible hand ha ripreso il proprio valore di equilibratore socio-economico in un sistema che è eticamente “fuori controllo”, poiché definitivamente in mano agli operatori e non alle istituzioni. L’offerta e la domanda si confrontano senza più governi, banche e confini che possano “falsamente” regolamentarli. Il mercato è libero, senza più liberismo e comunismo.

Non importerà più essere europeo, asiatico, africano o nordamericano: il mercato degli esseri uguali di fronte alla propria intraprendenza è alle porte e porterà ad un “nuovo rinascimento” che investirà il pianeta, rafforzandolo nel valore dell’intelligenza e della comunicazione. L’approccio collettivo è la conseguenza nuova dell’economia sociale, dove la decrescita è il significativo elemento di prosperità ed uguaglianza dei popoli.

La leadership sociale diviene capoverso di questo grande e definitivo cambiamento. Organizzazioni che crescono il valore della produttività come dovere etico di profitto e di sostenibilità economica, a scapito della rendita come unica fonte di remunerazione per pochi.

In tale contesto di cambiamento accelerato, la leadership evolve verso una valorizzazione crescente la qualificazione delle persone che vivono il “sistema impresa”. Il driver della leadership sociale è il “responsabilizzare”, al contrario della leadership carismatica e di quella visionaria in cui il “de-responsabilizzarsi” o il “responsabilizzarsi” sono mal comprensione di falsa crescita e, a volte, di potere.

Il leader oggi può vivere questo nemico: responsabilizzarsi e non responsabilizzare. Può assumersi un carico di responsabilità eccessivo che stressa sulla velocità del dinamismo di mercato, originando impossibilità di evoluzione ordinata e continui risultati incompleti, compromettenti la produttività e la motivazione dell’azienda.

Responsabilizzare le persone permette felicità e libertà. Permette la “reale” crescita creando il confronto oggettivo, scomodo e motivante col risultato, vero parametro di utilità tangibile e scambiabile nel mercato.

Qualificare l’azienda, realizzando l’alto posizionamento di mercato, induce ad entrare in un contesto abitato solo dalle organizzazioni chiamate “the best of the best”. In questo contesto, si genera un mercato dove solo le migliori imprese, ossia quelle che hanno in vertice la massima coerenza alla cultura aziendale e si sfidano su priorità strategiche di grande innovazione per l’eccellenza, possono accedere ai “migliori” collaboratori, fornitori e clienti per iniziare un cambiamento che fa dell’intelligenza collettiva, dell’intraprendenza e della responsabilità collettiva drivers di successo diffusi e rivoluzionari.

Responsabilizzare e guidare al cambiamento come prosperità di benessere per il pianeta. Ecco la leadership, ecco di nuovo la persona al centro.

Vale.

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Autore

Luis Humberto Ferrari Blanco

Luis Humberto Ferrari Blanco

Laurea in Economia e Commercio all'Università degli Studi di Parma, con specializzazione in Marketing Internazionale. Ha sempre inseguito tre passioni: le persone, l'economia e la matematica. Il 18 ottobre 2012 fonda hengi, human engineering, insieme a Claudio Baldassini e Sara Gavazzi, quest’ultima purtroppo deceduta prematuramente nell'agosto 2017.
Luis Humberto Ferrari Blanco

Luis Humberto Ferrari Blanco

Laurea in Economia e Commercio all'Università degli Studi di Parma, con specializzazione in Marketing Internazionale. Ha sempre inseguito tre passioni: le persone, l'economia e la matematica. Il 18 ottobre 2012 fonda hengi, human engineering, insieme a Claudio Baldassini e Sara Gavazzi, quest’ultima purtroppo deceduta prematuramente nell'agosto 2017.

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